logo
logo PTE

INTERVISTA AL PRESIDENTE DEL PTE SUL REFERENDUM DEL 4 DICEMBRE

BANCHI: “ NO AD UNA REPUBBLICA SNATURATA”

Alla vigilia di un appuntamento delicatissimo per la storia italiana, www.puntotoscanappe.it presenta un'intervista a Franco Banchi, presidente dei Popolari Toscani Europei (PTE), nella speranza di fornire ai lettori ed agli “elettori” gli elementi necessari per una scelta pienamente consapevole.

Condivide la posizione di chi, a tutti i livelli sta enfatizzando l'importanza dell'imminente referendum?

Non ho dubbi. A parte ciò che sta intorno al solito teatrino della politica ed al relativo gioco dei posizionamenti e delle furbizie, ci avviciniamo ad un momento decisivo. Il paragone, a mio parere, è quello con il referendum che impegnò gli italiani e le italiane nella scelta tra Repubblica e Monarchia.

Può spiegarci meglio questa interpretazione forte, anzi fortissima del referendum...

Certo. Si tratta dell'attacco più duro e “scientifico” che è mai stato portato alla costituzione repubblicana dal tempo della sua fondazione. Se passasse il Sì, noi avremmo un'altra Costituzione. Non nascerebbe, a parole, la II o III Repubblica, nascerebbe una Repubblica “mostruosa”, il cui volto snaturerebbe la fisionomia voluta dai padri costituenti.

Non le sembra una posizione bloccata e conservatrice ?

Non si tratta di avere paura delle parole. Tra assecondare una scelta innovatrice, ma dissennata ed optare per la “conservazione” del cuore di una costituzione antica, ma equilibrata, io non ho dubbi. Mi prendo volentieri del conservatore. Tra velocità ed intelligenza io scelgo, senza dubbio, la seconda.

Qualcuno obietterà che non si volterà mai pagina e non si potrà mai fare una riforma della costituzione e dell'assetto istituzionale....

Quel “qualcuno” è in malafede. Cambiare per cambiare non è garanzia di una riforma buona e nemmeno passabile. Chi mastica un po' di politica non può essere così fesso da prendere un vestito cucito su misura per il PD e, in particolare, per il suo leader massimo, come un regalo ecumenico per tutti gli italiani. Se quel “qualcuno” fosse stato ispirato da un alto e disinteressato concetto di Stato, avrebbe scelto la faticosa strada maestra di una riforma condivisa e non la scorciatoia del 50% +1.

Quali sono i punti della Riforma promossa dal Ministro Boschi che lei ritiene più deficitari?

Intanto il taglio metodologico. Si vede da lontano che la Boschi ha operato da amministrativista. Non a caso tutti (o quasi) i grandi costituzionalisti sono fermi oppositori della riforma e sono schierati per il NO. Entrando nel merito, non mi piace per niente il disegno di sbilanciare l'equilibrio della Repubblica a vantaggio dell'esecutivo cioè del governo. In poche e semplici parole: la volontà è quella di togliere tutti i contrappesi creati dai nostri costituenti. E' come se chi ci sta governando ora dicesse con chiarezza: italiani non disturbate il manovratore, ci pensiamo noi!

Non a caso chi avrà la maggioranza alla Camera prenderà tutto il “banco”. Non solo governerà sul velluto, ma metterà le mani anche sull'elezione del Presidente della Repubblica. Prende tre e paga uno: esecutivo, parlamento, presidenza...

Ed il ruolo del nuovo Senato?

Una farsa, anzi una pena infinita. Da ex-consigliere regionale una considerazione in premessa: lo Stato si riprenderà gran parte delle competenze regionali, fino ad ora soggette ad un sostanziale e dinamico equilibrio. Ma la cosa più clamorosa è che si creeranno ancor di più figli e figliastri: le regioni a statuto speciale diventeranno dei veri e propri “piccoli stati” (non a caso tutte in mano al PD o satelliti) quelle ordinarie saranno scippate di numerose competenze. E poi hanno il coraggio di spacciare il nuovo Senato per Camera delle autonomie! In realtà sarà un carrozzone lottizzato in mano ai partiti, che, in base a quote nazionali, sceglieranno fedelissimi e docili senatori tra gli amministratori in quota alle segreterie. Altro che rispetto per le autonomie territoriali! Ora capite perchè non hanno voluto abolirlo!

Una riflessione finale sulla contestualità tra riforma costituzionale ed elettorale...

E' sotto gli occhi di tutti il circolo vizioso che si innesca tra queste due riforme. Come ho già detto, una riforma costituzionale così congeniata sarà addirittura potenziata a dismisura dall'attuale riforma elettorale. Faccio solo due esempi: il premio di maggioranza alla lista più votata rischia di consegnare una maggioranza esorbitante a chi, togliendo chi non vota o chi vota per altri partiti, rappresenta a fatica il 20% degli italiani. Per non parlare poi della presa in giro delle preferenze. Al massimo saranno scelti attraverso questa via 100 parlamentari e tutti, praticamente, in quota al partito vincente. Per gli altri solo nomine delle segreterie politiche.

E le prospettive del dopo referendum?

Intanto occorre che vinca il NO. C'è bisogno di una spallata inequivocabile che faccia capire agli arroganti che hanno sbagliato Paese! Dopo ci vuole molto raziocinio. Io eviterei di proseguire la via sbagliata del muro contro muro. Azzererei tutto, marciando su due livelli. Da una parte occorre attivare un luogo istituzionale di confronto; non bastano i caminetti tra leaders o partiti più o meno agonizzanti. Obiettivo primo e tempestivo: dotarsi di una nuova legge elettorale, che concili governabilità e rappresentanza plurale. Dall'altra, in presenza di un esecutivo delegittimato dal voto popolare, permettere la costituzione di un governo istituzionalmente autorevole, ma dai programmi circoscritti nei contenuti e nei tempi. Poi al voto, prima possibile, con la parola al popolo sovrano!

Novembre 2016