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BREVE GLOSSARIO DELLA POLITICA ITALIANA AL TEMPO DI MONTI

Preambolo esplicativo. dinanzi a quello che molti “profetici” politologi definiscono, secondo i più variegati vocaboli, il cominciamento di una nuova era della politica italiana, ci siamo sentiti in dovere di fornire a quei pochi o molti che vorranno leggerci un breve vademecum del lessico utile ad ottimizzare la comprensione di questo nuovo crinale storico che, in accordo alle motivate diagnosi dei nostri maitre-a-penser, è destinato a segnare in modo epocale il futuro della politica italiana. Abbiamo scelto alcuni “vocaboli-chiave” fra i tanti, forse troppi, possibili. Ce ne scusiamo anticipatamente, pronti, all'occorrenza, a provvedere con successivi aggiornamenti.

PPE (miraggio o progetto?): nella dichiarazione di fiducia al governo Monti alla Camera, il segretario del PDL Angelino Alfano ha rilevato che il gruppo al parlamento europeo del PPE ha inviato un messaggio di congratulazioni al neo-primo Ministro, “ a testimonianza - ha aggiunto l'ex-guardasigilli - della sua collocazione culturale nell'ambito delle grandi famiglie politiche europee”.

Importante intuizione quella di Alfano; mentre qualcuno tenta, neanche troppo velatamente, di rimarcare la specificità dell'anomalia italiana, che richiederebbe il massimo coefficiente possibile nell'applicazione sine die della filosofia dell'emergenza, il segretario del PDL riporta ufficialmente l'anomalia italica (tanto grave da giustificare il sovvertimento delle normali regole di alrernatività politica) nel cuore della normale prassi europea: bi-polarismo competitivo e virtuoso tra PSE e PPE. L'Italia si salva soltanto portando fino in fondo il progetto di un'europeizzazione di due schieramenti alternativi, oggi ancora non perfettamente sagomati e perimetrati. Anche la partita di Angelino Alfano si gioca per intero su questo campo: se il PPE italiano sarà soltanto un miraggio avrà perso, con un colpo solo, partita e guerra.

Presidente:”...un Presidente, soltanto un Presidente”. Questo griderebbero gli ultras della nuova era politica nazionale, se fossero trasportati nelle curve degli stadi. Ed hanno ragione ad esternare in modo esorbitante, quasi senza pudore, la loro incontenibile soddisfazione. Non sappiamo chi, non sappiamo quando, non sappiamo dove, qualche raffinato regista è riuscito a far quadreare il cerchio della “vecchia” Repubblica: passare da un sistema parlamentare ad un altro “presidenziale di fatto”. E pensare che, storicamente, sia la sinistra italiana che ciò che, oggi, si auto-definisce “centro” non hanno mai, neppure lontanamente, voluto parlare di Repubblica presidenziale.

E pensare che, in questi giorni, sono, almeno a parole, tra i restauratori della centralità vilipesa del Parlamento.

Senza se e senza ma: speravamo che questa stucchevole e fastidiosa espressione in iper-politichese fosse in decadenza, invece non è così. L'ultimo a riempirsene ancora una volta la bocca è il leader UDC (Terzo Polo).

Pier Ferdinando Casini ha dogmaticamente sovrapposto questa obsoleta espressione alle sorti del governo Monti. Non solo, a suo modo e per quanto nelle sue possibilità, ha “blindato” il presente governo, affermando che l'UDC lo appoggerà “senza condizioni”, quindi a scatola chiusa, a prescindere; addirittura ha detto che gli stessi equilibri politici futuribili dipenderanno da come e da quando i partiti maggiori sosterranno il Prof. Monti. I maligni, ma non troppo,hanno già visto transitare dai palazzi della politica romana il pizzino dei futuri organigrammi: Monti al Quirinale, Casini stesso a Palazzo Chigi. Alla faccia del bi-polarismo e della democrazia matura.

Somos todos caballeros: questa famosa frase di Carlo V sembra adattissima ai nostri tempi, nei quali l'investitura che abilita ad esercitare un potere sembra passare da tutti gli ambienti, seguire traiettorie tra le più oblique ed opache eccetto quella che ha origine dalla via maestra: la sovranità popolare. La domanda sorge spontanea: chi, nel grande gioco di ruolo della politica italiana, ha preso il posto dell'Imperatore Carlo V?

E' bello e gratificante avere una moltiplicazione di “cavalieri”. Ancor più importante capire perchè e per chi nell'Italia contemporanea ne ballino tanti !

Spread: vocabolo presente come il prezzemolo nel lessico quotidiano di queste settimane. Ha accompagnato ed accompagna i nostri giorni alla maniera di un chek up medico, quasi un bollettino ospedaliero di mezzogiorno.

Ma questo “scarto” o “differenza” in senso stretto tra Bund e BTP, pur fondamentale per la tenuta economica del nostro Paese,ci sta abituando troppo,o forse soltanto, a parametrare il nostro futuro in modo mono-dimesionale. Invece l'interezza dell'uomo come singolo e la complessità dell'articolazione comunitaria postulano una dimensione pluri-dimensionale. La domanda, insieme amara e necessaria, è una sola: chi ha interesse ad appiattire il nostro orizzonte sulla mera dimensione finanziaria? Ed ancora:chi vuole espropiarci di una visione del mondo ad alta definizione? Non a caso “qualcuno”, il grande S. Tommaso d'Aquino, a cui la nostra Costituzione in più parti si ispira, parlava della dimensione etico-civile come capacità di ordinare i beni relativi in vista della felicità integrale.

Todi: a scoppio ritardato, il recente meeting di Todi, che ha visto riunita l'aristocrazia associativa dei cattolici italiani, ha prodotto i primi frutti. Con lucidità, superata e ormai storicizzata la “seminagione” di teste di ponte nelle liste sicure di entrambi i tre poli (si passi la voluta sgrammaticatura !), chi vuole e può ha capito che era possibile aprire una corsia preferenziale, scavalcando le scomode mediazioni della politica partecipata e delegata dal voto popolare, con chi, oggi, in Italia ed Europa, conta molto di più e, meglio, garantisce ciò che preme.

Per usare paroloni, visto che siamo nell'era delle Accademie e dei professori, si è passati dalla politica alla meta-politica. E penso con una certa nostalgia alla sofferta sintesi “dal basso” che costituiva la metodologia politica feriale raccomandata da Luigi Sturzo. Non a caso, sosteneva spesso che il vero volto e l'autentica dimensione dell'opera politica è il municipio, quello che, tutti i giorni, impegna l'amministratore in mezzo alla gente. Era così che, nei partiti, nasceva la partecipazione e si affinava la concreta capacità di risolvere i problemi della comunità.

A Todi si è riusciti a compiere un capolavoro: evitare l'impiccio di ri-fondare un partito dei cattolici attraverso un nuovo “Patto Gentiloni”. Auguriamoci che la storia finisca in modo diverso rispetto al primodopo-guerra.

Valori non negoziabili: in questi giorni alcuni ministri, che il vecchio manuale Cencelli avrebbe definito in quota al “mondo cattolico”, hanno precisato che sui valori eticamente sensibili si rimetteranno al volere del Parlamento. A parte l'ovvietà istituzionale, tale precisazione equivale a mettere le mani avanti. Invitiamo i lettori a dare un'occhiata alla storia di alcuni Ministri dell'odierno governo (in Dicasteri anche”chiave”), un tempo consulenti di chi ha partorito il progetto dei famosi o famigerati DICO.

Certo nell'affollato condominio della cultura cattolica italiana regna molta, troppa confusione. Un'ulteriore riprova è rappresentata dal fatto che i vari cattolici presenti nella compagine di Monti incarnano anime e “casacche” diverse, a volte contrapposte, con riferimento alla geografia associativo-ecclesiale. Vi sono liberali-cattolici, cattolici progressisti, cattolici accademici e cripto-cattolici. Un po' poco o un po' troppo per garantire la difesa dei valori non negoziabili.

FRANCO BANCHI

Firenze, Novembre 2011