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Num. 57 del 10 settembre 2010

L'EDITORIALE

VINCERE LA SINDROME DELLE 3 M : MONTECITORIO, MONTECARLO, MONTEZEMOLO.

Se fossimo chiamati a trovare una formula riassuntiva per il prossimo autunno caldo della politica italiana, parleremmo senz'altro della sindrome delle 3 M.

La prima M sta per Montecitorio, ovvero le variabili e le incognite collegate alla vita del parlamento nei prossimi decisivi mesi.La domanda è: questo parlamento, eletto entro un quadro limpidamente bi – polare e per questo legato a doppia mandata alla figura del premier che capeggia la coalizione, riuscirà a resistere alle vecchie sirene di coloro che, forzando fino all'inverosimile, vorrebbero trasformarlo in un mercato delle vacche, funzionale ai partiti e non alla volontà popolare ?

Premesso che la nostra posizione è severissima verso quella parte dell' attuale legge elettorale che ha abolito il voto di preferenza, ciò non significa cancellare con una congiura di palazzo sia l'assetto bi-polare che, di conseguenza, la possibilità lasciata all'elettore di scegliere, con una sola croce, il partito, la coalizione, il Presidente del Consiglio.

La seconda M sta per Montecarlo. E non ci riferiamo tanto alla questione materiale, che rimanda alla famosa casa di Montecarlo in quanto tale, ma al valore simbolico che questa vicenda assume nel contesto dello strappo finiano.

Noi non siamo tra quelli che amano nascondere il fallimento dei matrimoni. Probabilmente le tappe di avvicinamento del Presidente Fini alla cultura del PPE sono state troppo frettolose e strumentali. La conseguenza, tutta ascrivibile alla sua responsabilità e dalle conseguenze imprevedibili, è che Fini si trova pericolosamente in mezzo al guado: non è più destra storica ( da cui lo divide sempre più una disinvolta politica sulla bio-etica, sulla famiglia e sulla immigrazione ); non è ancora alfiere di quella moderna cultura dei partiti conservatori di massa, per irrobustire la quale occorre un tirocinio credibile nelle grandi famiglie politiche di matrice liberale.

La terza ed ultima M rimanda a Montezemolo. E non tanto alla persona fisica, ma al capofila di una cultura coperta e pragmatica, che, nei momenti topici della storia italiana, esce allo scoperto e si inventa la leadership di turno. In questo nostro contesto, la terza M rappresenta quell' Europa tecnocratica, finanziaria ed editoriale, lobbistica e cinica, che, di fatto, si configura come l'alternativa agli ideali e progetti del PPE e, specularmente, di quel che resta del PSE.

Non può dunque sorprendere che, per simmetria, tutti i variegati spezzoni politici italiani in cerca di autore, perchè privi di una strategia convincente, siano attratti dal grande appalto che sta per essere promosso da Montezemolo & C.

Ci auguriamo che il Presidente Berlusconi sappia curare sul nascere questa sindrome, soprattutto per il bene dell'Italia. Tuttavia, non possiamo affidarci, perinde ac cadaver,come erano soliti dire i Gesuiti, solo alla leadership carismatica del capo.

Ci permettiamo di suggerirgli alcuni rimedi, di cui noi siamo fortemente convinti:

1. Lasciare l'impianto bi-polare del sistema elettorale, ma ripristinare assolutamente il diritto al voto di preferenza, con lo scopo di evitare il consolidarsi di mono-culture nel PDL;

2. Portare il timone del PDL sempre più verso il PPE, proprio in considerazione del fatto che l'offerta politica nel centro -destra è ormai ben definita: riposizionamento nello schieramento tradizionale di Destra di Storace, federalismo populista della Lega; tentativo, anche se molto velleitario, da parte di Fini di creare un blocco neo-conservatore. In tale contesto, un mix tra popolarismo europeo e federalismo sussidiario in chiave sturziana rappresenterebbe lo spazio migliore per un rinnovato e rilanciato PDL.

3. Trasformare il Popolo della Libertà in vero e proprio Partito della Libertà. In tal modo, ripartendo dall' autentica democrazia partecipativa dal basso e da una scelta elettiva di tutti i quadri dirigenti, si marcherebbe una volta per tutte la differenza tra camarilla dei salotti e politica vera e propria,a cui noi siamo stati abituati da quando avevamo i calzoni corti.

In altre parole, mentre la sindrome incombe, è richiesto a tutti un supplemento di lucidità e cuore per non chiudersi nella cittadella assediata, ma per irrobustirci, potenziare il coraggio, guardare oltre ed in alto sul filo delle nostre idee migliori.

FRANCO BANCHI