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Num. 50 del 11 settembre 2009

FOCUS

Ru486: un farmaco, grimaldello dell’Europa per scardinare la vita

Antonino Giannone (°)

Tutti sappiamo sin da bambini che il farmaco, per definizione deve curare il male, ovvero una malattia; invece nel caso del farmaco Ru486, pillola dagli effetti abortivi, che qualche settimana fa, l’Agenzia italiana del farmaco (AIFA), ha approvato, abbiamo in pratica appreso che in questo caso il farmaco considera “il male” la vita che nasce nel grembo di una donna; il farmaco Ru486 darebbe un beneficio alla donna, ma sopprimendo la vita che è nata in Lei! Per convincerci l’AIFA ha fatto ricorso, a nostro avviso, a un espediente tra i più usati per fare passare talune idee: prendere come modello da imitare le leggi di altri Paesi.

Si sente spesso ripetere che l’Italia è fanalino di coda dell’Europa, in taluni casi del mondo: nella sperimentazione sugli embrioni, nell’accesso alle tecniche di fecondazione artificiale, nel riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali...Per sostenere la causa a favore della Ru486 si è fatto leva su due argomentazioni entrambe affette da esterofilia acuta: ormai sono più di una ventina i Paesi europei in cui la Ru486 è stata adottata; nel 2007 la Commissione europea ha dato il via libera a questo preparato facendo proprio il parere dell’EMEA, l’Agenzia europea del farmaco. In pratica ci vogliono convincere che se altri Paesi, con il beneplacito di un organismo scientifico, sovra nazionale, hanno deciso di commercializzare la Ru486 ciò sta automaticamente a significare che questo preparato è dalla parte della salute della donna e che l’Italia è colpevole di essere arrivata così in ritardo a questo appuntamento in materia di interruzione volontaria della gravidanza. Ma bastano queste argomentazioni e questo “metodo logico opportunistico” per costringere un Paese e la maggioranza dei suoi cittadini ad adeguarsi a scelte fatte da altri, con cultura, obiettivi e valori per la società non del tutto simili ai nostri? È proprio così? Proviamo ad analizzare queste obiezioni. Il metro di paragone per comprendere se una legge, un semplice provvedimento amministrativo o una decisione tecnica come quella dell’AIFA sono leciti sul piano morale non può essere dato dal confronto con le esperienze di altri Stati o dal fatto che esista il beneplacito di un organo internazionale. Chi ha stabilito che ciò che è stato ritenuto legittimo in una nazione lo diventa per ciò stesso in un’altra, anche se confinante? Purtroppo è nota la contraddizione di quanti vogliono che l’Italia sia normalizzata agli altri Paesi (in verità a secondo dei temi, coincidenti con i loro interessi), ma che poi ricordano (quando i temi divergono da quegli interessi) che ogni Stato è sovrano nel suo territorio!.

A nostro avviso: La pietra di paragone per assegnare la patente di liceità sul piano etico e la legittimità sul versante giuridico risiede nel confronto con il bene comune. Se è vero che non esiste al mondo un ordinamento giuridico che non punisca l’omicidio, é di immediata evidenza che la soppressione di un essere umano, per di più innocente, lede il bene comune.

Noi condividiamo con molti studiosi, ma anche con semplici cittadini che la Ru486 è un mezzo, oltre a quello chirurgico, per sopprimere un piccolo essere umano.

Inoltre, in merito al giudizio espresso dalla Commissione europea, non siamo in presenza di un atto che ha natura assolutamente obbligatoria per gli Stati come potrebbe essere un regolamento o una direttiva. Si tratta né più né meno di un atto di approvazione che non vincola nessuno Stato ad adottare la Ru486. Se vogliamo avere lo sguardo aperto sul mondo, facciamolo con un minimo di onestà intellettuale. Ricordiamo che cosa provoca la pillola abortiva in qualunque parte del pianeta venga somministrata: la morte di chi sta per nascere. Purtroppo la Ru486 è un mezzo, oltre a quello chirurgico, inventato per sopprimere un piccolo essere umano: il grimaldello dell’Europa per scardinare la vita (frase dell’amico Scandroglio su Avvenire).

Nessuna Commissione europea, né alcuna legge di qualsiasi Stato potrà mai cambiare la natura di questo fatto così drammatico, sul quale rimarchiamo, con tristezza, il silenzio di molti politici che si dichiarano cattolici sia nel PdL che nei partiti di opposizione, in particolare nel PD, e ciò in netto contrasto con la coerenza ai valori ai quali dicono di aderire in campagna elettorale, per avere il voto dei Cattolici; ma ormai hanno imparato che la loro incoerenza non li danneggia. I non pochi politici impavidi, in questa circostanza, sono sicuri di non perdere il consenso degli elettori, in quanto protetti dall’assenza del voto di preferenza: sono stati infatti nominati dai partiti e fintamente scelti dal Popolo!.

Per fortuna al Meeting di Rimini il tema è stato dibattuto con interventi autorevoli, in particolare il presidente del Senato: Schifani che ha garantito che verrà riesaminato l’iter di questa decisione per capire se ci sono state forzature e per dare corso a un confronto aperto in Senato.

Per fortuna dell’umanità, il dolore per la morte di un bambino ancora non ha confini.

(°) Esperto Managemente&e-Health. Membro del Laboratorio dei Popolari Liberali per il PdL

SPIGOLATURE CULTURALI

ARDENGO SOFFICI DISCUSSO E DIMENTICATO, ANCHE NEL SUO PAESE

A 130 anni dalla sua nascita, Ardengo Soffici, continua far parlare di se imponendosi nello scenario artistico internazionale. Nato a Rignano Sull’Arno, piccolo paese alle porte di Firenze che ben poco ha fatto per il suo concittadino a dispetto ti tutti coloro che lo ammirano e stimano, Soffici continua ad acquisire lustro e riconoscimenti, nonché un museo permanente, presso le Scuderie Medicee, a Poggio a Caiano. La fama di questo artista arriva fino a Londra travalicando di gran lunga i confini nazionali ed incorniciandolo tra una delle figure artistiche di maggior rilievo nel 900. “Framming Modernis” è il titolo della mostra presso l’Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra dove Soffici affianca i grandi del 900 italiano come Boccioni, Carrà, De Chirico, Modigliani, Rosai, Morandi ed altri artisti di fama internazionale. Una mostra dove Soffici non rimane in disparte ma ben in rilievo è messa la sua qualità di artista. Pittore, scrittore e critico per molto tempo si pose il problema del rapporto fra politica e arte. Fu un fervente sostenitore del partito fascista da lui considerato "un movimento inteso alla rigenerazione totale delle gerarchie, della Patria Italiana che non deve preferire forme esotiche od imitazioni straniere, bensì deve mirare a un' arte equilibrata come quella dei tempi antichi”. Eppure, nonostante Soffici appaia come un accanito nazionalista, tornato a Firenze da un viaggio a Parigi, nel 1899, fa conoscere i pittori impressionisti che interpreta con acutezza, mostrandosi aperto e aggiornato. Nonostante questo fervente studio dall'Impressionismo, Soffici tende a voler dare durevolezza all'immagine (ciò potrebbe collegarlo ai cubisti) degli impressionisti; per questo si rivolge soprattutto a Degas e a Cezanne, piuttosto che a Monet. Ciò spiega  il motivo per cui Soffici, dopo aver aderito con convinzione al Futurismo e dopo aver combattuto varie battaglie per sostenerlo,se ne stacchi successivamente propendendo verso la ricerca di una costruttività oggettiva che egli vedeva nei grandi pittori italiani del passato come Masaccio e Giotto. Nel 1908 Ardengo Soffici collabora a disegnare la testata della ''Voce'' e nel 1911 ha occasione di visitare a Milano una mostra di pitture futuriste: l'impressione che ne riporta è di delusione sdegnosa che poco dopo manifesta in un articolo sulla ''Voce''. La reazione dei futuristi milanesi è singolare e violenta: Marinetti, Boccioni e Carrà, arrivati a Firenze, aggrediscono Soffici mentre sedeva al caffè delle "Giubbe rosse"; ma la sera Ardengo Soffici, accompagnato da Prezzolini, Slataper e Spaini rende la contropartita ai Milanesi. Sarà solo in seguito che Ardengo Soffici ed il caro amico Papini subiranno il fascino di certe proposizioni futuristiche dando vita alla rivista "Lacerba": centro d'attrazione di spiriti indipendenti, arditi e appassionati, di enunciazioni magari scandalose e ciniche.

Antonio Degl’Innocenti