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Num. 6 del 24 marzo 2006

Editoriale: “STATI GENERALI” ED AGGIORNAMENTO DELLA CARTA D’IDENTITA’ DEL PPE

In questi ultimi giorni abbiamo assistito all’ennesimo linciaggio politico orchestrato dai fautori del relativismo etico assoluto. Non si può certo dire che gli obiettivi scelti siano casuali, sia in relazione alle tematiche che ai protagonisti.
Nel passato recente il bersaglio fu Rocco Buttiglione, “reo” di aver espresso, da cattolico, la sua posizione sull’omosessualità dinanzi al Parlamento europeo. Oggi è il turno di Carlo Giovanardi, che non ha voluto e potuto scegliere la via del silenzio sul tema cruciale dell’eutanasia.
Nel primo caso e nel secondo le difese sono arrivate ( molto più tiepide per il prof. Buttiglione), ma in entrambe le situazioni si è preferito, dal versante dei potenziali “avvocati” di parte, far prevalere il bon ton istituzionale ed i rapporti di buon vicinato politico rispetto alla forza della verità, magari cruda e scomoda, contenuta nei loro interventi.
E’ impossibile non trarre una qualche lezione da quanto accaduto. Primo spunto: i contenitori-partito attuali, e parlo del livello italiano, sono ormai palesemente insufficiente per reggere l’onda d’urto di queste problematiche. La scarsa elaborazione culturale “a monte”; la navigazione a vista che impedisce una progettualità più distesa; una sempre più accentuata selezione darwiniana che impegna alla morte i dirigenti collocano purtroppo i partiti sul piano del genericismo, del pragmatismo e dell’eccessiva personalizzazione.
Seconda considerazione: i grandi riferimenti europei della politica sono sicuramente più congrui ed idonei, ma, così come sono, non sembrano ottimali. La grande distinzione tra famiglia popolare e socialista è dialetticamente chiara e permette riferimenti complessivi abbastanza netti. Non possiamo però concludere che , ad esempio, in casa popolare non esistano disomogeneità, discrepanze e , soprattutto, che non stia prendendo forza una parcellizzazione su base nazionale o di area della proposta politica. Il caso Giovanardi - Olanda è al riguardo emblematico.
Terza notazione: l’allargamento dell’Europa, soprattutto ad Est, postula l’esigenza di non disperdere quel grande patrimonio ideale e progettuale proprio di molte formazioni politiche locali che ambiscono legittimamente a trovare una più grande casa comune, ma sanno bene di dover fare uno sforzo che superi il mero orizzonte nazionale.
Alla luce di quanto detto appare urgente, quasi improcrastinabile, lavorare, anche in Italia, per una ricomposizione “non tattica” di tutte le forze, i movimenti, le energie che guardano al riferimento europeo del PPE come alternativo al modello socialista, genericamente laico - democratico, radicale.
Simmetricamente sembra necessario convocare gli “stati generali” di tutti quei partiti che, pur nelle loro specificità, sono riconducibili al PPE. Occorre, in modo coraggioso, riaggiornare la carta d’identità del PPE, tenendo in considerazione quanto detto sopra. Al riguardo, non dimentichiamoci dell’altra grande potenzialità nelle mani del Partito Popolare Europeo: tradurre in progetto politico unico le ispirazioni provenienti da matrici religiose cristiane diverse.

Franco Banchi