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Num. 42 del 13 marzo 2009

SPECIALE I CONGRESSO NAZIONALE PDL

IN ANTEPRIMA ALCUNI PASSAGGI DEL DOCUMENTO PREPARATO DA BANCHI E GIANNONE

“ IDENTITA’, PROPOSTE, SPERANZE E RISCHI DI UN PASSAGGIO STORICO FORTEMENTE VOLUTO DAI POPOLARI LIBERALI DI CARLO GIOVANARDI”

LA POLITICA DEI CATTOLICI ARCHITRAVE DEL PDL

(…)I Popolari Liberali per valori, cultura e metodologia politica non assolutizzano lo strumento – partito, che considerano sempre e comunque un mezzo e non un fine. Sono altresì consapevoli che la storia politica legata alla presenza dei laici impegnati nella città dell’uomo italiana è molto lunga e lega le sofferte vicende del nostro Risorgimento alla Repubblica a uomini e donne che hanno testimoniato con idee ed azioni la loro progettualità indirizzata al bene comune.

La tradizione sturziana prima, degasperiana poi, cementata dall’incisiva e lungimirante presenza della DC, non sono capitoli da consegnare soltanto ai libri di storia, ma rubriche addirittura da sviluppare, attualizzare e proiettare sulla scena politica del terzo millennio.

E’ per questo che i Popolari Liberali si impegnano a portare questo grande patrimonio di idee ed azioni nel PDL, affinché la ricchezza plurale delle tradizioni presenti nel nuovo partito veda rafforzarzi anziché disperdersi la cultura cristiano – democratica e popolare europea. Alla luce del sole sarà questo il nostro disegno nel PDL, nel rispetto della storia che abbiamo alle spalle e del futuro che non può fare a meno – proprio ora che i venti della crisi fanno traballare i modelli del liberismo dissennato, dopo aver spazzato via i fossili del collettivismo – del cuore, dell’intelligenza e dell’anima di una politica dei cattolici (…)

IL NOSTRO DECALOGO: PROPOSTE E SUGGERIMENTI

Ora, alla riflessione dei Delegati del Congresso e di coloro che saranno eletti e chiamati a ruoli di responsabilità nel PdL, sottoponiamo e affidiamo alcune considerazioni e proposte che abbiamo elaborato come Cattolici Popolari Liberali.

1. Nel PdL, servirà ricordare a noi stessi e servirà saperlo ricordare ai giovani, che faremo e faranno i conti con gli ostacoli che continueranno ad essere frapposti dal relativismo e dal nichilismo nella società, da una cultura devastante che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione solo di sé stessi e le soddisfazioni immediate.

Servirà dunque fare crescere il volontariato per un eventuale impegno e senza alcuna retribuzione, per fare servizio per il bene comune. Servono testimonianze di responsabili che hanno saputo o intendono posporre gli interessi personali, che sappiano vedere oltre la propria storia.

2. Nel PdL, servirà riportare le testimonianze della nostra cultura nazionale, fatta di uomini e donne che nella società italiana, negli ultimi 40/50 anni, hanno fornito il loro impegno, il loro servizio, le loro competenze nelle Istituzioni, negli Enti locali, nella Famiglia, nel Volontariato, nell’Industria, nell’Artigianato, nel mondo agricolo, nella comunità ecclesiale.

3. Nel PdL, servirà rileggere nell’attualità della società che cambia, i valori e principi a cui facciamo riferimento e che sono immutabili per la stragrande maggioranza dei moderati, dei popolari, dei liberali e progressisti.

4. Nel PdL servirà fare crescere la speranza in molti e nei giovani per una selezione oggettiva, servirà scegliere i nuovi quadri dirigenti, evitando le alchimie di provenienza e il solito principio della fedeltà, ma piuttosto selezionare in base alle competenze, alla professionalità, alla credibilità delle esperienze fatte, al potenziale culturale ancora inespresso per i più giovani e al principio di lealtà.

5. Nel PdL servirà fare crescere la nuova identità culturale ovvero costruire una coesione profonda,che sappiamo tutti come sia indispensabile per fare funzionare il vero gioco di una squadra, formata sì anche da grandi individualità, ma che vive e vince solo se ha il comune obiettivo di realizzare un grande progetto politico.

6. Nel PdL, servirà scegliere, come responsabili ai vari livelli, dei politici che non dovrebbero essere sempre e necessariamente dei Feudatari, degli uomini o donne in affari che vengono una prima volta unti dall’alto, ma non sono poi sottoposti a verifiche democratiche successive. Si rischia che accada quanto già successo nella lontana fase di decadenza della DC e nella più recente storia del PD: vedere persone che hanno solo acquisito l’abilità a perpetuare sé stessi, grazie alla gestione del potere, con una consumata capacità a “controllare” gli apparati dei portatori di voti, quasi come un patrimonio personale.

Nel PdL, servirà decidere che non è più pensabile che la “classe generale” del Paese (per dirla con Benedetto Croce) sia scelta solo da una ristretta oligarchia e che gli eletti non abbiano nessun rapporto (salvo poche eccezioni) con l’elettorato.

7.Nel PdL, servirà impedire la pluralità di incarichi ai politici e ai loro amici o collaboratori: un’abitudine inveterata a tutti i livelli, più marcata nei Comuni; in questo modo si emarginano persone di qualità della società civile, mentre serve allargare la partecipazione a queste persone alle quali si dovrebbe chiedere solo di esercitare le loro tecnicità con responsabilità, essere persone leali con le istituzioni, ma non semplici esecutori fedeli dei loro proponenti.

8.Nel PdL, serviranno numerosi Leader, delle persone vere, con spessore culturale, originari per formazione politica dalle diverse aree componenti il PdL. Leader che sappiano guidare le persone e i gruppi verso lo svolgimento motivato ed entusiasta di attività che servono al raggiungimento degli obiettivi condivisi per aumentare il bene comune del popolo.

9.Nel PdL, servirà ricordare ai Cattolici impegnati in politica, dell’attuale e della nuova classe dirigente, il richiamo al Magistero della Chiesa e di Benedetto XVI che chiede di avere comportamenti coerenti con i Valori della Fede cristiana a cui dichiarano di aderire, di essere laici nella ricerca delle soluzioni possibili, ma di non farsi promotori di iniziative laiciste su temi etici che sono contro i principi in cui dicono di credere e di non approvarli, ma semmai di rimanere in minoranza.

10.Nel PdL, servirà ricordare e riproporre ai militanti e simpatizzanti, il contributo degli studiosi delle diverse culture di provenienza. Come Cattolici, non adulti, pensiamo che bisognerebbe ricordare Don Sturzo e Alcide De Gasperi che non hanno lavorato e combattuto per fare un sindacato dei valori cattolici, bensì per costruire o ri-costruire uno Stato fondato sulla Libertà, attraverso responsabili, illuminate e “possibili” azioni di governo(…)

LA REDAZIONE




L’INTERVENTO: PDL COSTOLA ITALIANA DEL PPE

Lo statuto dell’Associazione internazionale “PARTITO POPOLARE EUROPEO”, costituita il 31 marzo 2006, in modo essenziale e solenne indica i due elementi base dell’agire politico dei popolari europei:

1) la visione cristiana dell’uomo e il concetto cristiano democratico di società;

2) la comune intenzione di creare un’Unione Europea federale di popoli liberi e cittadini consapevoli delle loro responsabilità.

Il Popolo della Libertà nasce dichiaratamente come costola italiana del PPE e, anzi, con l’ambizione legittima, dopo le prossime elezioni , di costituirne il gruppo nazionale più numeroso nel Parlamento Europeo.

La “visione cristiana dell’uomo” e il “concetto cristiano democratico di società” sono i due motori che hanno fatto evolvere diverse culture politiche verso un comune punto d’incontro ideale e rendono oggi naturale il confluire di diverse organizzazioni politiche, di diverse personalità e molte persone in un unico grande partito.

Questa è la vera intuizione politica di Silvio Berlusconi: in grande maggioranza gli italiani vogliono uno strumento politico che renda finalmente possibili profonde riforme in cui libertà e responsabilità si coniughino.

E’, dunque, un’identità forte il fattore costituente del PdL. La strada opposta, seguita dal PD, di un laicismo che pretende di annullare le culture non può che fallire o portare a una pericolosa deriva burocratico/ideologica.

Ecco allora che il PdL si propone come il vero soggetto laico della scena politica italiana perché guarda alle persone, titolari autonome dei propri diritti, rispetta l’autonomia delle formazioni sociali e sa che lo stato è uno strumento. A partire da qui è possibile un pragmatismo creativo perché l’attenzione sarà sempre portata alla concretezza dei bisogni più urgenti.

Con le ultime elezioni si è prodotta in Italia una riforma istituzionale per via politica: siamo passati alla democrazia governante. Ciò è stato possibile grazie alla semplificazione estrema della coalizione proposta agli elettori. E’ la via maestra da cui non si deve derogare pena un ritorno ad un passato poco trasparente e molto inconcludente.

Nella “crisi globale” la solidità della visione culturale del governo e la compattezza della maggioranza sono stati e sono strumenti fondamentali. Nel panorama attuale questo è particolarmente importante perché gli stati nazionali sono chiamati ad assumersi maggiori responsabilità di decisione e di regolamentazione dei mercati internazionali.

Il PdL non ancora ufficialmente nato ha già prodotto risultati importanti. Occorre ora radicare il partito sempre più nelle realtà locali e renderlo capace di un governo efficace delle autonomie. La nostra Regione ha una posizione geopolitica tornata centrale in Europa ma è pur sempre una Regione piccola. Occorre pertanto innanzitutto valorizzarla e difenderla rispetto anche a vicini che per dimensioni o asimmetrie istituzionali possono tendere a considerarla un anello debole.

In questo assume un valore strategico la sintonia con un governo nazionale forte e l’appartenenza del PdL alla grande e decisiva famiglia del PPE ed in particolare un forte legame e una laboriosa collaborazione con i partiti fratelli della Slovenia, dei vicini Land austriaci e della Baviera.

Paolo Montagnese

Coord. Regionale FVG Popolari Liberali nel PdL