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Num. 4 del 10 marzo 2006

Editoriale: Chiesa, laicità e laicismo

Negli ultimi tempi la Chiesa è spesso intervenuta direttamente a difendere le proprie posizioni nel dibattito civile e politico; si tratta di questioni che, solo marginalmente riguardano il contenzioso classico tra Chiesa e Stato, e fanno, invece, riferimento ai problemi della soggettività personale e delle norme pubbliche entro le quali occorre inquadrarla ( vita, famiglia, antropologia ).
La Chiesa riconosce pienamente la laicità dello Stato e la intende come autonomia della sfera civile e politica da quella religiosa ed ecclesiastica, non da quella morale; pone al centro della propria visione i valori della persona, della famiglia e della comunità, in una etica, oltre che individuale, anche collettiva, e non accetta la concezione che "tutto è relativo al soggetto", che la libertà individuale non deve avere limiti, come proclama invece l'ideologia del "politicamente corretto".
Sul fronte opposto i laicisti sono sempre più scandalizzati per gli interventi ecclesiastici, gridano forte e denunziano l'attentato all'autonomia dello Stato da parte della Chiesa.
Il tono della attuale polemica pone la domanda su cos'è avvenuto negli ultimi tempi, cos'è cambiato nelle posizioni degli interlocutori:Chiesa e Stato, Cattolici e Laici.
Benedetto XVI, parlando recentemente alla Curia romana delle interpretazioni del Concilio, ha fatto riferimento alle "due ermeneutiche contrarie che si sono confrontate": quella della discontinuità e della rottura tra Chiesa postconciliare e preconciliare per la quale occorreva superare i testi per cogliere lo spirito del Concilio e l'apertura al nuovo; e quella della riforma, del rinnovamento nella continuità dell'unico soggetto .Chiesa.
Il travaglio postconcilio che ne era seguito e la dialettica tra una posizione " identitaria" e quella di una comprensione e apertura a ciò che si sintetizza nel termine di "modernità", hanno avuto riflessi non solo nella Chiesa istituzionale ma hanno attraversato nel passato anche le associazioni e movimenti cattolici(vedi contrasti tra Azione Cattolica e Comunione e Liberazione, posizioni dei "cattolici democratici"sulla religione come fatto privato, ecc.) e sono state allora anche all'origine della frattura che ha diviso e indebolito i cattolici di fronte a scadenze civili e politiche quali, ad esempio, quelle dei referendum sul divorzio e sull' aborto.
Il referendum sulla Legge 40, col suo esito, ha presentato un panorama nuovo nel rapporto tra Chiesa e Stato.
Si è avuta una larga ricomposizione del mondo cattolico sotto la guida di una Chiesa autorevole, arricchita dal carisma degli ultimi pontefici, che consapevole di avere "piena cittadinanza nella società italiana, sia in virtù della sua valenza civile sia per il fatto di essere un presidio di vero umanesimo", ha parlato in nome della ragione oltre che della fede e ha rivendicato di non lavorare "per l'interesse cattolico ma sempre per l'uomo, creatura di Dio"difendendo la persona e la vita.
Sul fronte laico si è avuta la spaccatura: i cosiddetti "atei devoti"si sono schierati con i " cattolici dell'astensione". D'altra parte la convergenza di laici non laicisti e cattolici non rappresenta una novità nella storia del nostro paese, basta pensare all'apporto dei non credenti, crociani e non, negli anni 48, alla battaglia della libertà di De Gasperi.
All'apice della secolarizzazione, ma di fronte al permanere della religione (sono esempio le grandi folle richiamate dai pontefici), si sono delineati moti di ripensamento nel mondo laico: si riflette sul fatto che la società civile si nutre di fonti prepolitiche e su ciò che la religione può portare in solidarietà e coesione nella vita sociale del nostro tempo, nel mondo della globalizzazione.
Nella tradizione dei grandi laici, da Croce a Bobbio, che avevano insegnato che l'etica, senza radici religiose, rischia di essere debole e infondata, Marcello Pera scrive che: "in qualsiasi legislazione, sotto qualunque legge..c'è sempre un principio etico", si può e si deve fare distinzione e separazione tra la sfera privata dei valori compresi quelli religiosi, e la sfera pubblica delle istituzioni ma questa distinzione e separazione "non possono essere una cesura e la cesura trasformarsi in ghetto". Gli individui sono titolari di diritti "alla nascita, anzi al concepimento, perché in qualche modo sono lo specchio del Dio-persona che abbiamo imparato a conoscere con il Cristianesimo". E Giuliano Ferrara, a nome dei laici che si interrogano sul fondamento oggettivo dei criteri di una buona vita e sul rivestimento razionale, e di diritto naturale, del mistero e della rivelazione giudaico cristiana, afferma: "Ora se i laici non laicisti hanno un simulacro di messaggio, è precisamente la critica della pretesa di eticità dello stato secolare, che non può dedurre da sé la differenza di bene e di male.......noi atei devoti abbiamo bisogno della Chiesa e della sua influenza pubblica, oltre che del suo carisma metastorico, per realizzare la libertà negata dal secolarismo moderno fattosi ideologia...".
Nel sopracitato discorso del Papa alla Curia romana c'è un altro passo importante. Benedetto XVI, riferendosi alla "grande disputa sull'uomo che contraddistingue il tempo moderno"e al connesso rapporto tra Chiesa e età moderna, dopo avere ricordato i contrasti dell'800 con il liberalismo radicale, afferma: "nel frattempo, tuttavia, anche l'età moderna aveva conosciuto degli sviluppi. Ci si rendeva conto che la rivoluzione americana aveva offerto un modello di Stato moderno diverso da quello teorizzato dalle tendenze radicali emerse nella seconda fase della rivoluzione francese".
In alternativa alla cultura illuminista di Voltaire e Condorcet e alla volontà generale di Rousseau, che fonda un primato assoluto dello Stato e della politica sulla società e sulla religione, il mondo americano ha saputo costruire un modello nel quale tutte le chiese avessero il loro posto e si è imposta l'idea di Locke e Tocqueville che la democrazia non può affermarsi senza un tessuto ancorato allo spirito religioso.
Il paradigma di laicità anglosassone su cui oggi viene posta l'attenzione, ci rimanda a un altro grande protagonista del secolo scorso: Luigi Sturzo. Sacerdote, uomo di pensiero e di azione, Sturzo non solo definisce magistralmente i connotati della laicità all'interno della Chiesa al momento in cui fonda il Partito popolare, distinguendo fede e politica, ma, con le esperienze dell'esilio in Inghilterra e in America, conferma l'ipotesi della Dottrina sociale cristiana di uno Stato davvero pluralista, rispettoso di tutte le libertà a partire da quella religiosa e della scuola, animato dalla società e non di essa affossatore.

Marcello Masotti