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Num. 19 del 20 giugno 2008

Riflessioni ad alta voce alla vigilia del meeting di Modena

I POPOLARI LIBERALI E LA “SOSTANZA” DEL PDL

Uno dei più grandi principi della filosofia classica e quindi medievale è la distinzione tra sostanza ed accidente.

La sostanza indica ciò che, stando a fondamento di tutto, esiste per sé senza presupporre altro di cui essa sia attributo o accidente. La sostanza sta dunque in piedi da sola; l’accidente è solo in funzione della sostanza.

Proviamo a trarre da questa premessa un ragionamento politico, applicato alla presente stagione politica italiana, segnatamente a quanto accade o non accade nel PDL.

Nonostante le premesse, che, a suo tempo (prossimo e non remoto) si configuravano con chiarezza, il costituendo PDL rischia davvero di smarrire il proprio baricentro o, per dirla con il nostro primo paragone, la propria dimensione sostanziale.

Per il nascente PDL l’unico serio, solido e prospetticamente vincente fondamento è l’aggancio al PPE, autentica sostanza europea delle forze storicamente alternative alla sinistra socialista e democratica.

Fuori da questa connotazione originaria, una sorta di supplemento d’anima che ruota intorno alla componente politica uscita più forte dalle macerie materiali e morali della seconda guerra mondiale, quella democratico – cristiana, ci potrà essere un cartello elettorale nettamente vincente, un rassicurante “ombrello” che ripara dalle incertezze del momento storico, ma non nascerà mai la forza italiana, popolare liberale europea, capace di fondare anche nel nostro paese una vera “democrazia compiuta”.

Ci sembra di poter dare un giudizio piuttosto positivo dell’operato del Governo. Ma non può sfuggire a nessun accorto osservatore che la compagine governativa si muove avendo alle spalle (e lo si vede in modo abbondante) ancora diversi “soggetti partito”. In altre parole non è soltanto la Lega, legittimando la propria distinzione anche elettorale, a muoversi in proprio.

Si nota in modo evidente che le spinte e contro-spinte che muovono il perimetro del Governo provengono da “luoghi” diversi che, al momento, non sono IL PARTITO.

E del “partito” manca non tanto la semplificazione (spesso sinonimo di mediazione eccessiva e compromissoria) quanto la sintesi (frutto invece di serrata dialettica e finale raggiungimento di un virtuoso punto di equilibrio).

In altri termini, abbiamo la netta percezione che sia lo spazio del Governo ad occupare, a volte esaurire, tutta quella grande area di preparazione e proposta politica che spetterebbe al “partito”.

Lo stesso programma elettorale, totalmente condivisibile, non può assorbire la spinta progettuale che solo il dinamismo e l’autorevolezza di un partito forte può rappresentare.

Le linee programmatiche non possono diventare semplicemente priorità temporali e/o “desiderata” dei singoli gruppi interni o partiti della coalizione.

Last but not least, la questione delle candidature e, a caduta, degli eletti in Parlamento per il PDL.

Parlamentari che, di fatto, sono “nominati” dalle segreterie di partito, saranno fisiologicamente più sensibili alle dinamiche poco sopra accennate che al più rischioso confronto nel campo libero della politica.

Siamo dunque tornati al “nocciolo della questione” o, per chiudere il percorso da cui siamo partiti, alla sostanza del nostro problema politico chiamato PDL.

I Popolari Liberali credono fermamente nel PDL, tanto da chiedere con forza sia la velocizzazione del suo percorso costituente che una sua robusta strutturazione metodologica e contenutistica.

I Popolari Liberali sono per il PDL in modo dunque “condizionato”. Il nostro convinto sì è sicuro se sarà intatta la “sostanza” della sua identità.

Per fare in modo che questa dimensione sostanziale si traduca in realizzazione politico –partitica i Popolari Liberali devono giocare all’attacco.

Primo : se è vero, com’è vero, che senza la componente “storica” che si richiama al popolarismo liberale, centrista, cristianamente ispirato, di antica tradizione europeista non c’è Popolo della Libertà, ma solo un aggregato di “accidenti”, ne consegue che le nostre idee, il lasciapassare storico guadagnato sul campo della politica italiana, i nostri uomini e le nostre donne devono essere sostanza ineliminabile, in qualità e quantità, del costituendo partito. Nell’ipotesi che questo ruolo centrale continuasse a non venisse riconosciuto nei fatti è doveroso preparare adeguate risposte anche di portata elettorale.

Secondo: ora che le ripetute campagne elettorali sono finite ed il Governo ha già superato la fase di rodaggio, è possibile, anzi doveroso, rafforzare la nostra campagna di comunicazione verso quegli elettorali che, grazie al nostro gruppo, hanno votato PDL o che cominciano a capire l’importanza strategica di un centro che “sceglie”. E parlo volutamente di “comunicazione” e non di propaganda politica perché il nostro stile, seguendo un cammino più profondo e culturalmente radicato, richiede percorsi assai articolati ed esigenti. In riferimento alla potenziale platea centrista, in particolare di quella legata ai “mondi” cattolici, non possiamo essere soddisfatti del semplice consenso elettorale, ma dobbiamo esperire vie di coinvolgimento culturale e partecipazione politica diretta.

Ed al riguardo è possibile che qualcuna delle vie da noi scelte risulti indigesta ai compagni di viaggio. Spetta a noi far capire loro che la spina dorsale, la natura e la vera essenza del PDL si creano esaltando la specificità della cultura cristiano – democratica .

Terzo: i Popolari Liberali, nati con un forte legame nazionale, in riferimento alle posizioni ed all’azione politica di Carlo Giovanardi, debbono sicuramente mantenere questo comune e fondamentale ancoraggio, ma cercare di integrarlo in modo complementare con una forte spinta regionale, che, partendo dalla specifica conoscenza della politica territoriale, coltivi autonomia e sussidiarietà. Ciò, a nostro parere, permetterebbe, allo stesso tempo, maggior duttilità strategica a livello di politiche locali e, tatticamente, parlando di questioni interne al costituendo PDL, consentirebbe manovre più libere ed incisive.

Per stare insieme e contribuire alla costruzione di un grande partito non serve una sommatoria di valori accessori, ma un’ unica vera e grande idea – progetto.

Sarà dunque la “sostanza” a creare davvero il PDL; non il partito a far finta di inventarsela.

FRANCO BANCHI

Coordinatore Popolari Liberali per il PDL della Toscana