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Num. 17 del 23 maggio 2008

L’INTERVENTO DI FRANCO BANCHI ALLA CONVENTION NAZIONALE DEI POPOLARI LIBERALI (ROMA, 17 MAGGIO 2008)

“I POPOLARI LIBERALI ACCETTANO LA COMPETIZIONE VIRTUOSA PER COSTRUIRE NON UN PARTITO CONSERVATORE DI MASSA, MA UNA GRANDE FORZA DI RESPIRO EUROPEO CHE CONIUGHI ISPIRAZIONE CRISTIANA ED UMANESIMO ILLUMINATO”

“I grandi processi politici non si osservano da fuori, ci si immerge dentro per conoscerli e, conseguentemente, guidarli.

Il concetto è lo stesso che Hegel applicava allo studio della filosofia. Non esiste uno studio astratto della filosofia. Come il filosofo, il nuotatore conosce il mare “tuffandosi dentro l’acqua”.

Ai Popolari Liberali che noi rappresentiamo non rimane che affrontare a testa alta questa sfida, impegnativa ed affascinante insieme: costi quel che costi, costruire ed orientare il PDL dall’interno.

In altre parole costituirsi, coscientemente, come GARANTI dei tempi, dei modi e dei contenuti del nascente Popolo della Libertà.

E non può sfuggirci l’autentico paradosso che ci è dato vivere. Proprio i “senza partito” ovvero i Popolari Liberali sono chiamati ad essere la levatrice di quel grande partito che andrà a configurarsi come la costola italiana del PPE.

In questa fase, nonostante gli ottimi risultati elettorali della nostra componente (come dimostra lo studio riproposto anche oggi dalla Poggi & Partners) ci sembra difficile farsi largo tra i “soci fondatori” del PDL esibendo i muscoli ed alzando a dismisura la voce.

Ritengo sia più utile, tatticamente parlando, ma anche in riferimento allo stile che ci contraddistingue, guadagnarci ruoli e spazi crescenti tesaurizzando i talenti che abbiamo a disposizione: radicamento popolare, progettualità, intelligenza politica.

Per aprire una cassaforte più che la forza fine a se stessa serve la docilità della mano, finalizzata ad inserire la combinazione giusta.

E quali sono le “cifre” corrette per aprire la cassaforte del PDL?

La prima “cifra” porta sulle tracce del popolarismo europeo.

Il PDL ha ed avrà bisogno di noi anche in futuro per NON ESSERE UN SEMPLICE PARTITO CONSERVATORE DI MASSA.

Alla storia italiana serve davvero un partito del popolo, delle libertà fondamentali, della dignità della persona (singola ed associata in famiglia e nelle comunità), dell’umanesimo virtuoso coniugato con un’ispirazione cristiana tanto più a-confessionale quanto più identitario nel profondo dell’anima politica.

Al riguardo, come Popolari Liberali, dovremo presumibilmente guardarci da un eccesso e da un difetto. Da un lato saremo chiamati a superare la sindrome della nicchia, ovvero la tentazione di chiuderci in un “orto chiuso” a difesa esclusiva dell’universo cattolico; dall’altro non potremo mai permettere di snaturare la spina dorsale del PPE, scivolando verso una deriva minimalista, che, scolorando tutti i valori in campo, assomiglierebbe alla notte in cui tutte le vacche sono nere.

Il secondo numero della combinazione conduce alle radici di uno STILE che è sempre stato nostro, secondo cui NOI NON SIAMO GENERICAMENTE “PER IL POPOLO”. SIAMO CON IL POPOLO, anzi SIAMO POPOLO. E non si tratta di un semplice compiacimento linguistico, ma della sostanza del nostro comportamento politico.

Infatti il nostro luogo privilegiato della e per la politica è l’agorà, quella piazza fatta di persone in carne ed ossa, uomini e donne autentiche, in cui un PARTITO VERO decide tutti i passaggi cruciali in compagnia e non davanti al popolo.

Il portare sino in fondo questo “stile esigente” ha delle implicazioni radicali. Ne cito solo una a livello esemplificativo. Se nella “mia” Toscana, dove ci hanno già tolto il diritto della preferenza alle elezioni regionali, il PDL, una volta costituito, intendesse mortificare la democrazia interna nella scelta delle candidature, potremmo reagire con la promozione unilaterale di forme dirette di partecipazione popolare come le primarie.

Terza ed ultima cifra della combinazione: la competizione virtuosa atta ad alzare il tasso della progettualità all’interno del PDL.

Uno dei punti-cardine della strategia militare è quello di scegliere il terreno più favorevole per la propria parte. Ecco perché, ad oggi, consiglierei di non perdere un tempo eccessivo “per linee interne”, rischiando di rimanere prigionieri nella tela di ragno degli accordi tra nomenclature.

Il nostro terreno favorevole è fuori dalle stanze chiuse, esattamente là dove, secondo Sturzo, si creano quelle “sintesi sociali” che diventano, ipso facto, rete politica di riferimento tra ideali e sussidiarietà operosa.

In fondo, lo sottolineava sempre Sturzo, il partito è un mezzo: “PARTE INDIRIZZATA VERSO IL TUTTO, CHE RAPPRESENTA, IN QUANTO INTERO, IL BENE COMUNE”.

E’ questa dunque la nostra consapevolezza di POPOLARI LIBERALI nel PDL. Essere parte profetica e responsabile di un grande progetto, che, come tale e nonostante vistose difficoltà, vale la pena di essere costruito. Non per il nostro interesse particolare, ma per il bene di quella città delle donne e degli uomini che ha nome Italia”

Franco Banchi