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Num. 8 del 26 ottobre 2007

Editoriale: UDC: MEGLIO UN DISEGNO GRANDE CHE COLTIVARE IL PICCOLO ORTICELLO

Più la crisi politica italiana si avvita su stessa, in modo direttamente proporzionale all`irritante pervicacia con cui Prodi rimane seduto sulle terremotate fondamenta del suo governo che fu, più i partiti, quelli con la "P" maiuscola hanno il dovere morale di anteporre i progetti alle mere tattiche.
I progetti in politica sono frutto di acume, sapienza, lungimiranza, intelligente commisurazione dei mezzi rispetto al fine. Le furbizie tattiche odorano di stanze ermeticamente chiuse, rimandano ad indicibili camarille, parlano solo dell`oggi, aiutano il clan di turno a sbarcare indenne il lunario.
Fuor di metafora, il progetto per cui (almeno a mio parere) vale la pena credere ed impegnarsi in politica oggi è quello di annullare in modo irreversibile la disastrosa esperienza di Prodi, che, dall`artata spaccatura del Partito Popolare Italiano alla fondazione del PD, ha avuto come unico obiettivo quello di portare la gloriosa e esperienza dei democratico-cristiani sotto l`ala protettrice e narcottizante dei post-comunisti prima e dei socialisti democratici poi.
Ora che nello schieramento di centro-sinistra (ormai sinistra radicale + sinistra democratica) è stata ammainata l`ultima bandiera della diretta ispirazione cristiana in politica si aprono per noi scenari di grande responsabilità ed indubbio fascino.
Da una parte l`istinto del clan, quello che fa volgere i gruppi alla sopravvivenza prima ed all`auto-conservazione poi, consiglierebbe di giocare da soli al centro la grande partita della vita.
Dall`altra la memoria storica (per la verità neanche troppo lontana) dei clamorosi fallimenti terzaforzisti e la profonda convinzione di essere la pietra angolare di un grande progetto per l`Italia e l`Europa ci spingono a costruire qualcosa di più grande di un lindo ma ristretto orticello.
Costruire in Italia la sezione del PPE, alternativa alla "cosa democratica" di Veltroni, significherebbe contrapporre una solida casa comune, fatta di una precisa sensibilità antropologica e politica, al nulla pneumatico , pragmatico e nuovista di chi fa finta di tenere insieme Kennedy, De Gasperi e Gramsci.
Per portare avanti questo disegno non possiamo confondere mezzi e fini. La riforma elettorale non è, né può essere per noi l`unica pietra dello scandalo. Ottenere il sistema tedesco, magari bucherellato come un colabrodo, e compromettere la nascita ed il decollo di quel progetto che conferirebbe respiro strategico al nostro impegno sarebbe un suicidio.
Per questo invitiamo l`UDC a portare avanti, senza cedere di un millimetro, la richiesta di un sistema proporzionale CON PREFERENZA, ma senza perdere di vista il senso di responsabilità verso gli elettori e l`esigenza della governabilità.
Andiamo oltre lo schieramento di centro-destra inteso come mero cartello elettorale; ancoriamolo ai valori dell`ispirazione popolare liberale di stampo europeo; portiamolo con chiarezza all`attenzione degli elettori come alternativa di governo all`alleanza che farà perno sul Partito Democratico. Senza perdere la nostra identità porteremo uno storico contributo alla definizione di un sistema che permetterà agli elettori, prima del voto, di avere almeno la semplice certezza che una parte governerà e l`altra starà all`opposizione.

Franco Banchi