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Num. 7 del 19 ottobre 2007

Editoriale: LA SPAGNA DI ZAPATERO: IL VUOTO E LA SPERANZA

Indubbiamente, la Spagna di oggi, stà percorrendo un cammino di incremento economico da tutti i punti di vista, specialmente nel settore edile. Tanti gli investimenti provenienti dall.estero come sono tanti gli investimenti del governo in materia di ricerca e di sanità. Fin qui tutto sembra andar bene ma dal punto di vista sociale qualcosa non và. La politica di liberalizzazioni avviata da Zapatero continua ad essere una minaccia per il mondo Cattolico e per la parte debole della società. Infatti, aborto, eutanasia, staminali, matrimoni tra coppie gay sembrano essere diventati gli argomenti più ambiti dal presidente Spagnolo. Una guerra ferrata alla dottrina sociale della chiesa che di certo non è sicuramente apprezzata dall.ala socialista europea. Di conseguenza, queste nuove forme di "libertà individuale", cosi intese da alcuni, hanno prodotto una guerra ideologica che stà portando ad un forte mutamento della moralità, in particolar modo sulle nuove generazioni. Coloro che ancora credono nella dottrina della chiesa e nel rispetto della vita come dono di Dio, non solo si trovano ad affrontare un pensiero ed uno stile di vita diverso da loro; ma devono affrontare "l.unico pensiero predominate". Di lezioni, discussioni e confronti su la morale ne abbiamo sentiti abbastanza tanto da creare anche nuove divisioni all.interno del mondo cattolico (in particolar modo i partiti di ispirazione cattolica che si trovano in opposizione). Tra tutti gli argomenti discussi, da giornali, TV e radio sembra mancare qualcosa, o meglio, non vi sono spiegazioni pratiche a tali atteggiamenti e prese di posizione. Inizialmente questa mia analisi potrà apparire assurda e troppo critica ma queste pratiche sembrano celare un interesse economico non certo da sottovalutare.
Partendo dal presupposto che aborto ed eutanasia stanno portando ad una nuova ideologizazione della razza pura ( senza difetti) come previsto dal vecchio sistema nazional-socialista tedesco il risvolto economico è davvero interessante. Se pensiamo ai forti risparmi che la sanità pubblica può avere non dovendo più sostenere casi di patologie incurabili, al momento, appare chiara l.enorme somma di denaro che un governo è in grado di risparmiare reinvestendola dove meglio crede. Per quanto riguarda l.aborto, invece, la cosa è più complessa ma la resa maggiore. In poche parole vengono tolte ai governi ingenti spese non solo in ambito sanitario ma scolastico e sociale. Evitando di far nascere bambini malati la sanità torna a risparmiare ma successivamente il risparmio sarà esteso a scuole, strutture, mezzi e persone che dovrebbero occuparsi della crescita di questi piccoli. Le coppie gay, che in alcuni paesi hanno diritto all.adozioni, portano anch.esse un risvolto, a mio parere, di forte risparmio dato che i piccoli adottati non gravano più sull.economia dello stato (orfanotrofi,istituti, ecc) ma vengono accollati alle spese di una coppia che certamente non riceve assegni famigliari soddisfacenti. Da qui l.analisi si fa più complessa, andando ad interessare tutta la società. Creare una società perfetta, sotto la bandiera dell.individualità, diventa , quindi, una macchina del risparmio. Questo produce sicuramente un forte carburante per alcuni paesi che creano nuovi investimenti dando un. immagine di grande propulsione economica e strutturale nascondendo, però, una moralità in continua decadenza che nel corso degli anni farà sicuramente sentire il suo peso.

Antonio Degl`Innocenti

Intervista a Manolo Martini: LO CHIAMANO QUARTO POTERE

Secondo le nozioni introdotte nelle dottrine politiche da Locke e da Montesquieu, i poteri della Sovranità si distinguono in Legislativo, Esecutivo (Loke - Motesquieu) e Giudiziario (Montesquieu). Sempre secondo Locke e Montesquieu, il corretto funzionamento dello Stato si fonda sulla divisione fisiologica dei tre poteri, che diversamente, accentrati nelle mani di un solo uomo, darebbero origine ad un regime tirannico caratterizzato dalla corruzione.
Dopo Montesquieu e Locke, il merito di Orson Welles è stato di indicare l.esistenza di un Quarto Potere, legato all.informazione mediatica della società di massa nelle moderne democrazie. Chi ne detiene il monopolio, suggerisce Orson Welles, è in grado d.influenzare l.opinione pubblica e di agire nei confronti della società come un moderno tiranno.
La storia di "Quarto Potere" non è il prodotto della fantasia di Orson Welles, ma il racconto della vera vicenda di un uomo come William Randolph Hearst, ricco industriale americano e magnate della carta stampata, che fu veramente in grado, in alcuni momenti della propria esistenza, di determinare il corso delle vicende politiche del suo paese. A tale proposito ho richiesto una considerazione su cosa è oggi questo potere, cosa da e cosa può fare, a Manolo Martini giovane presentatore di Sky.

«Non c'è dominio più ampio dell'universo "comunicazione". L'arte è comunicazione, il teatro, la musica, la parola ed il silenzio, un sorriso o un broncio, un gesto, un modo di vestire, tutto è comunicazione.

C'è tuttavia una differenza tra la comunicazione interpersonale e la comunicazione di massa. la prima è una dimensione reale del comunicare e per tanto controllabile e verificabile nella realtà, la seconda no.

La televisione è il più potente mezzo di comunicazione, lo si sa. Come tutti i grandi poteri anche questo porta in seno una responsabilità.
Si dibatte tanto sulla tv trash, sul ruolo educativo o diseducativo della tv ecc. ecc.

Il meccanismo della tv è molto semplice: si crea o si compra un prodotto, più gente guarda questo prodotto più gli sponsor pagano per trasmettere pubblicità in quel contenitore, più la pubblicità viene venduta a caro prezzo più l'azienda guadagna. Questa è la nuda e cruda verità, l'unica benzina di ogni secondo di tv.

La sfida quale è? cambiare il sistema? no il sistema è sano e funziona benissimo. Si può impedire la realizzazione di un programma tv trash? no, anche se sarebbe cosa buona. Si può impedire che questa logica di mercato vinca? no. Si può eliminare la tv? no.

Importante per cambiare un sistema è conoscerlo nei suoi punti forti e deboli e poi essere dentro a questo.

Se l'odience è padrone, per cambiare le cose occorre prima di tutto fare odience. Si vuole creare un programma che proponga cultura? ok, ma va fatto in un modo talmente accattivante e vincente che i numeri, le cifre, alla fine diano ragione al progetto così che il suo obiettivo, cioè fare cultura, possa essere raggiunto, non cambiando le regole del sistema all'interno del quale ci si vuole affermare bensì attuando una strategia vincente sulle regole vigenti, il resto è pura idealità, nobile ma irreale.

E' tutta una questione di come il messaggio viene comunicato. Non importa il tipo di messaggio, o meglio non è la questione primaria (entro in limiti della decenza ovviamente). Chiudono programmi spazzatura perché non fanno ascolto e chiudono programmi interessanti perchè non fanno ascolto e viceversa.

Molto dipende da chi traduce i messaggi se un programma riesce o no. Mi spiego. Si può riuscire a comunicare valori positivi anche attraverso un programma scadente, è difficile ma si può. Il problema è che questo è molto faticoso e richiede sforzi immani che pochi hanno il desiderio e la voglia di sopportare. Credo che in questo la passione e la competenza del conduttore, siano la salvezza del mezzo televisivo. Se ci si avvicina a questo lavoro pensando a fare successo, soldi immediati si creano dei mostri. La gavetta, il duro lavoro per conquistare gli obiettivi, questi sono il sale del buon artista, di colui che sa tradurre poi buoni sentimenti in maniera vera e pulita.

Questo approccio è una disciplina, lo si fa nel piccolo e poi nel grande, i sistemi non si cambiano da un giorno all'altro ma si migliorano goccia dopo goccia fino poi un giorno a ritrovarsi in un acqua completamente nuova e pulita.

In questo la responsabilità è di tutti gli operatori del sistema, dai tecnici ai produttori agli artisti fino ai giornalisti e perché no al pubblico. In fondo è una squadra, ognuno nel suo ruolo è fondamentale»

Antonio Degl`Innocenti