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Num. 5 del 22 giugno 2007

Editoriale: LA VERA POLITICA RIPARTE DALLA "CELLA" INTERIORE

Ogni giorno che passa, l`effetto valanga delle esternazioni e delle previsioni degli alfieri dell`antipolitica si fa sempre più pesante e travolgente.
Lo sport preferito dai commentatori è quello di capire che succede dietro le quinte, in altre parole individuare con nome-cognome-indirizzo il burattinaio e dove porta la trama del suo disegno complessivo.
Per quanto mi riguarda, è preferibile, forse obbligatorio per tutti coloro che continuano ad occuparsi della polis, indirizzare l`attenzione non sull`impervio e torbido terreno dell`ipotetica "cospirazione", ma su quello delle reali e documentate responsabilità della politica italiana attuale e dei suoi "suonatori".
Il decadimento della politica non può essere attribuito in toto all`invidia ed all`accanimento di chi, in modo strumentale ed interessato, cavalca l`antipolitica. In questi ultimi anni, il precipitare in negativo della politica italiana è motivato da cause endogene, come, ad esempio: la feudalizzazione dei partiti, il culto personalistico del leader, l`anteporre la fedeltà al capo ad ogni giudizio meritocratico, la mancanza di progettualità di lungo periodo in nome di un pragmatismo immediato, la sovrapposizione tra sfera economica e politica, il progressivo e letale divorzio tra ispirazione culturale ed azione.
Il quadro complessivo è oggettivamente drammatico, ma l`epilogo non è scontato.
Se pensiamo al piano inclinato su cui, fatalisticamente , venne fatta scivolare la Democrazia Cristiana, abbiamo ancor più chiara la percezione profonda che la politica cammina davvero con le gambe degli uomini. Mai nessuna scelta è uguale quando si basa su responsabilità affidate ad uomini diversi.
Oggi, il crinale della politica passa sotto i nostri piedi. Non esistono passi ineluttabili e direzioni obbligatorie ed eterodirette.
E se questo vale per tutti coloro che si impegnano in politica, vale in particolare per coloro che si richiamano all`ispirazione cristiana.
In tempi difficili come quelli presenti, è giusto appellarsi alla coscienza, alla responsabilità, alla passione civile di ciascuno, non all`indistinta categoria del gruppo, del partito o dello schieramento.
Il linguaggio personale e sofferto dei sì e dei no deve prevalere sulle non scelte conformistiche di compromesso, che servono solo ad alimentare astratte fedeltà di clan.
In questa fase, forse decisiva per le sorti della politica con l`iniziale maiuscola, retta ispirazione, solidità etica, forza culturale e professionalità personale valgono più ogni altra alchimia, tatticismo o piano mediatico.

Franco Banchi