

Num. 12 del 9 giugno 2006
Editoriale: UN DECALOGO PER IL PARTITO CHE VERRA’
In questi ultimi giorni tutti i partiti della CDL, UDC compreso, hanno doverosamente analizzato i risultati della tornata amministrativa nella nostra regione, messo in evidenza sofferenze piccole o grandi e introdotto possibili terapie. Più volte si è parlato di “partito unico”.
Premesso che, a mio parere, lo sforzo comune dovrebbe andare più sui contenuti che sugli aggettivi, credo opportuno cominciare a tratteggiarne, quale contributo al dibattito, la fisionomia reale.
Fossi chiamato a tradurre le mie proposte in un “decalogo”, così descriverei il partito che verrà:
- Un partito della persona e delle comunità naturali di vita (a partire dalla famiglia), di istruzione,di lavoro, di impegno sociale e civile correlate in modo sussidiario e creativo.
- Della e delle libertà, non fine a se stesse, ma ancorate ad un preciso quadro dei doveri e delle responsabilità verso il bene comune.
- Dei costruttori di politica a misura d’uomo, non dei supponenti ed illusori facitori della felicità (vedi le uscite di Prodi in campagna elettorale).
- Della meritocrazia e della competenza, coniugate ad una visione architettonica e complessiva dei problemi; dunque non mera tecnocrazia o pragmatismo.
- Del rispetto di regole certe e garantite per la tutela della democrazia interna, la selezione della classe dirigente e dei candidati; con statuto e regolamenti forti e trasparenti; all’occorrenza con la previsione di garanzie ed arbitrati “terzi”.
- Della Toscana e dei suoi territori, quindi un partito regionale e federale, fondato su un giusto equilibrio tra autonomia locale e forza autenticamente nazionale; capace di aggregare dal basso, non populisticamente, le migliori energie civiche, sociali ed economiche che invocano “in positivo” l’alternativa alla straripante egemonia della sinistra.
- Della politica faticosamente costruita non sulle emotività contingenti, sugli interessi unilaterali, sui corporativismi che configgono, ma su una progettualità che, per usare un linguaggio sturziano, diventa “filosofia delle sintesi”.
- Della formazione dei “quadri” intesa come cultura della memoria e storia di quella libertà che ci accomuna; difesa attiva dei valori che alimentano ogni giorno la dignità reale di ogni uomo, nel rispetto di tutto l’arco della vita; elaborazione di un’idea-guida che preceda e nutra programmi, priorità e strumenti di azione politica.
- Dei giovani e delle donne, come momento alto e significativo di vera apertura a mondi ed esperienze fondamentali per la costruzione di un partito che rappresenti allo stesso tempo identità e futuro.
- Dell’incontro virtuoso tra umanesimo laico ed ispirazione cristiana, vivo da sempre in questa nostra terra toscana; crocevia privilegiato e laboratorio operoso che mette a frutto le ragioni della libertà dell’uomo ed il rispetto della sua dimensione trascendente; occasione infine per conferire a questo non casuale momento di aggregazione un respiro più ampio nel nome del Partito Popolare Europeo.