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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno II, n.19 – IV Settimana di Febbraio 2013

IL PARADOSSO DI UN VOTO DECISIVO, FORSE PENULTIMO

Eccoci finalmente al voto. Dopo giornate convulse, scontri al calor bianco, parole forti, anzi fortissime, siamo all'ultimo atto, pardon penultimo!

Sì, perchè, paradossalmente, quello che si configura come un voto “decisivo” per gli equilibri politici nazionali e non solo potrebbe trasformarsi in una tappa invece di essere il traguardo finale.

Da un lato, nessuno può negare l'importanza dell'imminente appuntamento elettorale. Proviamo a riassumere alcuni dei motivi che lo rendono così delicato.

Innanzitutto il fatto che, per la prima volta nella storia repubblicana, potrebbe andare al potere per “via diretta” (ovvero elettorale) un Presidente del Consiglio di cultura comunista. D'Alema, che ha inaugurato la serie dei Premier di “colore”, andò a Palazzo Chigi con una scorciatoia parlamentare. Questa volta, invece, l'investiturà potrebbe provenire dal popolo sovrano. Eppure, neanche questa strada maestra sembra esser sufficiente per assicurare al possibile vincitore una navigazione serena, sicura e riconosciuta. A causa di una legge elettorale che tutti biasimano, ma che nessuno ha avuto il coraggio di cambiare, Bersani, allo scopo di arrivare primo nella corsa al Porcellum, ha imbarcato un alleato tanto prezioso quanto ingombrante: Nichi Vendola.

Ed è proprio sulla natura del blend Bersani – Vendola che ruota il decisivo rompicapo politico:l'alleanza costituita appartiene al campo del socialismo europeo o sconfina entro l'orizzonte della sinistra movimentista ed ancora ideologica? Certe inquietudini delle cancellerie europee (non troppo celate) ed alcuni segnali di oltre-atlantico (più criptici) lasciano intravedere l'altissimo coefficente di dubbi che tale quesito pone nel Gotha della politica mondiale. Inquetudini a cui, con riflesso quasi meccanico (direi assolutamente inusitato e fuori protocollo), si accompagnano le lodi, troppo generalizzate per essere spontanee, al Professor Monti.

Ma c'è, dall'altra parte, una situazione che potremmo definire “speculare”: per la prima volta nella storia repubblicana il polo alternativo all'ipotetico vincitore, il duo Bersani-Vendola, potrebbe non essere il tradizionale blocco “moderato” o, comunque, essere bi-cefalo (centro-destra e M5S).

Ecco allora che i sospetti cominciano a prendere consistenza e materializzarsi. Chiamateli pure “teorema”. E' davvero impossibile che chi ambisce ad etero-dirigere l'Italia confidi nel seguente scenario ad incastro? 1. Bersani al governo avendo accanto un Vendola più folklorico che influente 2. Monti, nonostante un risultato elettorale appena modesto (coincidente con l'irrilevanza di fatto del duo Casini-Fini), cooptato al Governo sia per occultare le bandiere della sinistra che sventolano su Palazzo Chigi che per “garantire” la grande “regìa” europea ed internazionale 3. Beppe Grillo, autentica star delle elezioni, con l'onda lunga dei suoi neo-parlamentari perenne minaccia sfascista che, per essere anestetizzato, richiede un “serrate le righe istituzionale” 4. Un centro-destra che, sconfitto, liquida e consegna alla storia Berlusconi, balcanizzandosi e, di conseguenza, votandosi ad una lunghissima irrilevanza 5. Scelta del futuro Presidente del Consiglio che cade su un pontiere del catto-comunismo (Romano Prodi) e chiude il ciclo della politica italiana per almeno 10 anni.

Ma, come accade con i teoremi, la teoria potrebbe contrastare con i fatti. Potrebbe realizzarsi, infatti, un altro scenario, che, per dirla con Hegel, rappresenterebbe la vittoria dell'astuzia della ragione. E quindi: la coalizione di Bersani, vincendo numericamente, non riuscirebbe a governare, neppure con l'apporto dei numeri di riserva di Monti, a causa di manifeste incompatibilità programmatiche e divergenti strategie politiche; il centro-destra, sebbene “sconfitto” dalla stretta contabilità dei numeri e non prestandosi a governissimi pasticciati, costringerebbe al pareggio di fatto i teorici vincitori; Beppe Grillo, pur avendo contato il pieno dei “dissensi di protesta”, vedrebbe confinato il suo gruzzolo in una sorta di frigorifero, quindi non spendibile nell'arena politica. Infine, attraverso queste variabili complesse, ci sarebbe l'esigenza di eleggere un Presidente diverso rispetto alle previsioni, quindi non strettamente appannaggio della coalizione teoricamente vincitrice e di quella “satellite”.

Ecco perchè, ciò che a pochi giorni dalle elezioni sembrerebbe scontato potrebbe tornare ad essere una partita davvero aperta, tanto da prevedere i tempi supplementari.

Nessuna lucida mente politica può aver paura di uno scenario di questo tipo, poichè costringerebbe gli attuali poli ad attrezzarsi in modo diverso e più convincente: la sinistra socialista da una parte, le forze politiche riconducibili al Partito Popolare Europeo dall'altra. Senza negare ad altri ipotetici poli (vedi Beppe Grillo) il diritto-dovere di candidarsi davvero, non solo a parole, a governare il Paese.

Prepariamoci dunque a questa competizione penultima, tanto importante da essere decisiva. L'obiettivo immediato, che abbiamo cercato di spiegare senza risparmiare parole, è quello di bloccare e sventare uno sciagurato ed improvvido “teorema” (così mi piace chiamarlo), già confezionato in tutti i minimi particolari.

È per questo che, con sofferta lucidità, ci auguriamo che il centro-destra, pur in mezzo a non occultabili difficoltà, resista e resista bene. Anzi, che entro questa ampia coalizione, la forza polarizzante del PDL prosegua e si rafforzi. Solo così, dopo la battaglia penultima, sarà possibile rifondare l'attuale spazio politico del centro-destra, costituendo la casa italiana del PPE, approdo moderno e vincente per il futuro prossimo di chi è realmente alternativo alla sinistra.

FRANCO BANCHI