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IL GIGLIO BIANCO

Giornale Settimanale del PTE

Anno II, n.17 – IV Settimana di Gennaio 2013

TUTTI VOGLIONO I VOTI DEI DEMOCRISTIANI, MA NON LI METTONO IN LISTA!

In questi giorni il PDL della Toscana ha chiuso le liste per le prossime elezioni politiche. Riassumendo: qualche sussulto (leggi dimissioni di Riccardo Migliori da coordinatore vicario del partito regionale) e tante scontate conferme.

Oggi, a chi scrive, non interessa l'analisi e l'esame individuale delle candidature. Interessa piuttosto una sorta di contabilità generale, quella che un tempo, nel vecchio politichese (che ci accorgiamo non è mai tramontato) si chiamava logica delle “candidature per quote”. I più stagionati, se non di età almeno di frequantazione politica, si ricorderanno il “Manuale Cencelli”; quell'invenzione tutta democristiana, attraverso cui tutte le componenti (ovvero correnti interne) venivano pesate con il bilancino dell'orefice per avere un corrispettivo equo in deputati e senatori.

Nel PDL la filosofia è sembrata essere diversa ed in realtà molto più pragmatica e cruda, rispondente agli stessi numeri magici attribuibili alle componenti interne più forti fin dalla fondazione: 2/3 all'ex-Forza Italia, 1/3 all'ex-Alleanza Nazionale. Tradotta in numeri, che corrispondono, di fatto, a parlamentari sicuri: 6 a 3, con qualche concessione ai possibili outsider di turno, sempre delle due famiglie precedenti.

Ci verrebbe spontaneo chiederci che fine abbiano fatto tutte le altre componenti “minori” a pieno titolo co-fondatrici del partito (in particolare quella più direttamente filo-democristiana, da non confondere con quella genericamente cattolica, tutta interna al variegato mondo associativo), ma, andando all'essenziale, è per noi sufficiente abbozzare un semplice ragionamento matematico: 2/3 più 1/3 faranno davvero un intero? In altri termini, la mera somma contabile, formalmente ineccepibile, restituirà agli elettori l'identità completa di un partito che aveva l'ambizione di diventare, attraverso un percorso virtuoso, non un cartello elettorale ma un'unità insieme plurale ed organica?

La domanda delle domande diventa dunque la seguente: il PDL ancora duale (F.I + quel che rimane di AN) ha ancora l'ambizione progettuale di costituire, certo insieme ad altri, la spina dorsale del PPE italiano? Se la risposta, velleitaria o meno, fosse affermativa (visto che a livello di consensi sopravanzerà “Scelta Civica”), seguirebbe naturalmente un quesito ineludibile: è possibile coltivare tale legittimo disegno continuando sistematicamente ad escludere dai livelli che contano i mallevadori europei del PDL ovvero quei tanto vituperati democristiani, alternativi e non conniventi con la sinistra, che in quest'ultimo scorcio storico hanno favorito l'ingresso di Berlusconi e C. nella grande famiglia del Popolarismo europeo?

Per dovere di obiettività, un errore simile lo sta portando avanti lo stesso Monti, che sta interpretando in modo molto professorale ed elitario una “sua” versione italiana del PPE. La prova di questa falsa partenza è data dalla divisione che, nelle settimane, si è creata all'interno dell'associazionismo cattolico (perfino entro i fautori delle kermesse di Todi 1 e 2) tra montiani doc e figliastri. Potremmo presumere, almeno questa è la nostra impressione, che anche il Professore vuole i voti democristiani senza i democristiani.

Se può esistere una morale, quella che intendiamo proporre ai lettori è la seguente: votiamo e facciamo presto ad arrivare al giorno x. Salviamo quello che c'è da salvare, anzi promuoviamo quel che resta del popolarismo italiano ispirato al PPE, e,poi, di conseguenza, costruiamo davvero la grande casa degli innovatori, riformisti e moderati italiani, in equilibrio tra popolarismo e liberalismo moderni.

FRANCO BANCHI