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Popolo della libertà congresso costituente del PdL

ROMA 27-28-29 Marzo 2009

L’IDENTITA’ e LE proposte dei POPOLARI LIBERALI

Documento presentato dal Laboratorio per l'elaborazione di proposte e progetti dei Popolari Liberali” e approvato (Roma, 22 marzo 2009) dai Delegati al Congresso Costituente del PdL Per l’elaborazione ed il lavoro di revisione, il Coordinatore del laboratorio, Franco Banchi, ringrazia in particolare l’amico Antonino Giannone.

Premessa: PDL ovvero PPE ITALIANO

Noi Popolari Liberali, che, attraverso questa dizione identitaria e programmatica intendiamo marcare una chiara differenza sia da quelle culture che appoggiano l’aggettivo “cattolico” alla stampella comunista che anche da coloro che lo legano a percorsi di pura “conservazione”o a rigidi schemi integralisti, oggi siamo ben lieti di partecipare al Congresso costituente del nuovo soggetto politico: Popolo della libertà (PdL) che come fu esplicitamente dichiarato all'avvio della campagna elettorale (8 Marzo 2008 a Milano) sia dal Presidente Silvio Berlusconi, sia dal Presidente Gianfranco Fini sarà lacostola italiana del Partito Popolare Europeo”.

Del PdL non siamo Ospiti, neppure solo i Fondatori, in realtà e per la verità siamo i Fautori del Progetto, per usare un impegnativo termine biblico, siamo coloro che hanno concepito il PdL in chiave PPE: Partito Popolare Europeo.

Il PPE sta vivendo in questi anni una fase di passaggio: un conto, infatti, è pensare al vecchio asse franco - tedesco- italiano: Schuman - Adenauer - De Gasperi (fondatori dell’Europa unita), un altro è parlare di PPE nel terzo millennio. Nonostante sia cambiata la situazione (adesso ci sono componenti cristiane- cattolici e ortodossi- e di altre culture affini), noi sappiamo che il PPE ha dei punti fermi nella Carta dei Valori, che è oggi del PdL e che difende il valore della vita, contro l’eutanasia, la centralità della persona, le radici giudaico – cristiane, la dignità dell’uomo e che sostiene l’economia sociale di mercato.

Quando la bussola funziona non vi è timore nel fare un lungo viaggio perché la direzione è sicura.

IL RUOLO STORICO POLITICO DEL PRESIDENTE BERLUSCONI: UN PUNTO FERMO

Noi Popolari Liberali abbiamo, dunque, nel Popolo della Libertà una certezza, insieme storica e politica: il PdL nasce dichiaratamente come costola italiana del PPE e, anzi, con l’ambizione legittima, dopo le prossime elezioni di giugno, di costituirne il gruppo nazionale più numeroso nel Parlamento Europeo. La “visione cristiana dell’uomo” e il “concetto cristiano democratico di società” sono i due motori che hanno fatto evolvere diverse culture politiche verso un comune punto d’incontro ideale e rendono oggi naturale il confluire di diverse organizzazioni politiche, di diverse personalità e molte persone in un unico grande partito. Questa è stata la vera intuizione politica di Silvio Berlusconi: in grande maggioranza gli italiani vogliono uno strumento politico che renda finalmente possibili profonde riforme in cui Libertà e Responsabilità si coniughino. Il fattore costituente del PdL è, dunque, un’identità forte; la strada opposta, seguita dal Partito Democratico.

Senza Silvio Berlusconi sarebbe stato impossibile costruire il PPE italiano.

Silvio Berlusconi è indiscutibilmente e con giudizio unanime il Leader indiscusso del PDL.

Ma la nostra tradizione culturale e politica, capace di riconoscere i meriti legati alla leadership personale, si fonda e vive su capisaldi che vanno oltre il tempo e le congiunture storico – politiche. E’ per questo che i Popolari Liberali hanno come punto di riferimento la Dottrina sociale della Chiesa e uomini di spicco del nostro "rinascimento politico" come Einaudi, Don Sturzo, De Gasperi.

Ed è per la stessa ragione che rivendichiamo con orgoglio l’esperienza politica e culturale, di militanza partitica nella Democrazia Cristiana e di Governo del Paese, dal dopoguerra fino alla fase non del tutto chiarita di Tangentopoli.

Oggi proprio per la memoria di questo lungo percorso della storia politica italiana ringraziamo ancora una volta il Presidente Silvio Berlusconi sia perché nel ’94 impedì la rovinosa deriva verso una balcanizzazione dell’Italia e nel 2008 sconfisse il governo Prodi (in pratica il tentativo della Sinistra di negare il diritto della Chiesa di fruire dello spazio pubblico per poter esprimere le proprie opinioni su temi fondamentali: la vita, la morte, la famiglia), sia perché ha fatto fallire l’ulteriore tentativo delle Sinistre di voler confinare i Cattolici ad esercitare la loro Fede nel solo ambito privato della coscienza e non come un’esperienza di vita vissuta nella società con i valori e i principi che si richiamano all’insegnamento di Gesù Cristo e al magistero della Chiesa cattolica espresso tramite la sua dottrina sociale.

DA LAICI VERI IN POLITICA. COSCIENTI DEL FALLIMENTO DELLA SINISTRA CATTOLICA E DEI LAICISTI. LA STORICA OPPORTUNITA’ DEL PDL.

Il disegno delle sinistre è fallito, pur se, fortemente supportato dai catto-comunisti della scuola di Dossetti, (guidati da Prodi, da Rosy Bindi, dal ex presidente Scalfaro), da una parte della gerarchia ecclesiastica e da una parte dell’associazionismo cattolico.

Noi Popolari Liberali abbiamo un DNA riconosciuto da tutti: abbiamo il massimo rispetto per la laicità dello Stato, ma nella ricerca delle soluzioni possibili; come laici veri non daremo mai il nostro avallo ad iniziative laiciste su temi etici che sono contro i principi in cui crediamo; comunque non li approveremo, anche a costo di rimanere in minoranza.

Riteniamo, ma dovremmo esserne tutti coscienti, che il PdL, forse già da ora, non può vantare una “rendita sconfinata e inesauribile”. Il motore del PdL deve essere continuamente rifornito di “carburante buono e pulito”. Un aiuto indispensabile nella spinta propulsiva del PdL è venuta certamente dal carisma berlusconiano che continua, ma d’ora innanzi a Berlusconi non si può chiedere di più. Come sedimentare e dare durata all’epifania del PdL, spetta a tutti noi: dovremo dimostrarci capaci di sapere realizzare gli obiettivi che hanno determinato la nascita del PdL.

COME QUALIFICARE L’AZIONE POLITICA DEI POPOLARI LIBERALI NEL PDL

In base alle considerazioni fatte, l’azione politica dei Popolari Liberali sarà particolarmente incisiva almeno su tre versanti:

  • Stile del fare politica: rapporto col territorio per conoscere i bisogni delle persone e delle comunità; sapere conquistare il consenso e l’entusiasmo non solo dei seguaci e quelli che si rappresentano, ma sapere confrontarsi con gli amici portatori di valutazioni e alternative di soluzioni, sapere confrontarsi con gli avversari politici avendone rispetto anche quando non si concorda sulle scelte da approvare, con un metodo di atti politici trasparenti e coerenti nei comportamenti e nei programmi.

  • Temi dell’amministrare e del governare: una netta distinzione tra azione di Governo e proposta (anche critica) elaborata dai gruppi parlamentari e dal partito. Oggi occorre recuperare questa distinzione di ruoli. Il PdL non può delegare l’intera sua funzione politica all’esecutivo. Dobbiamo come PdL essere attrezzati in tema di proposte ed elaborazioni politiche, con “luoghi” di riferimento fisici (Dipartimenti, Seminari, Incontri e dibattiti sul territorio) e oggi anche con “comunicazioni virtuali” tramite l’utilizzo della rete Internet e delle nuove tecnologie in modo che tutte le esperienze e professionalità siano messe al servizio di chi è chiamato a legiferare e a governare ai vari livelli istituzionali. Si tratta di allargare al massimo la partecipazione dei Cittadini per contribuire a veri e propri progetti trasferibili in iniziative e leggi, come già in parte avviene con il metodo intelligente dei gazebo, ma che da solo non può bastare.

  • Metodo democratico: il PdL nasce con una fase transitoria, che siamo disposti ad accettare purché sia breve e rispettosa di tutte le identità fondanti. Però diciamo subito che il vero obiettivo è costituire prima possibile la “fase due”, quella che passa dalla strada maestra di ogni democrazia: la celebrazione di congressi veri, basati sul principio “ad ogni testa un voto”.

IL NOSTRO DECALOGO: PROPOSTE E SUGGERIMENTI dei Popolari Liberali.

Sottoponiamo e affidiamo alla riflessione dei Delegati del Congresso e di coloro che saranno eletti e chiamati a ruoli di responsabilità nel PdL, alcune considerazioni e proposte che abbiamo elaborato come Cattolici Popolari Liberali.

1. Nel PdL, servirà ricordare a noi stessi e servirà saperlo ricordare ai giovani, che faremo e faranno i conti con gli ostacoli che continueranno ad essere frapposti dal relativismo e dal nichilismo nella società, da una cultura devastante che mette Dio tra parentesi e che scoraggia ogni scelta davvero impegnativa e in particolare le scelte definitive, per privilegiare invece, nei diversi ambiti della vita, l'affermazione solo di sé stessi e le soddisfazioni immediate.

Servirà dunque fare crescere e sostenere il volontariato per un sempre maggiore impegno al servizio del bene comune. Servono testimonianze di responsabili che sappiano e intendano posporre gli interessi personali a quelli della collettività, che sappiano vedere oltre la propria storia.

2. Nel PdL, servirà riportare le testimonianze della nostra cultura nazionale, fatta di uomini e donne che nella società italiana, negli ultimi 40/50 anni, hanno fornito il loro impegno, il loro servizio, le loro competenze nelle Istituzioni, negli Enti locali, nella Famiglia, nel Volontariato, nell’Industria, nell’Artigianato, nel mondo agricolo, nella comunità ecclesiale.

3. Nel PdL, servirà rileggere nell’attualità della società che cambia, i valori e principi a cui facciamo riferimento e che sono immutabili per la stragrande maggioranza dei moderati, dei popolari, dei liberali e progressisti.

4. Nel PdL servirà fare crescere in molti e in particolare nei giovani la speranza per una selezione oggettiva, servirà scegliere i nuovi quadri dirigenti, evitando le alchimie di provenienza e il solito principio della fedeltà, ma piuttosto selezionare in base alle competenze, alla professionalità, alle esperienze fatte, al potenziale culturale ancora inespresso per i più giovani e al principio di lealtà.

5. Nel PdL servirà fare crescere la nuova identità culturale ovvero costruire una coesione profonda, che sappiamo tutti come sia indispensabile per fare funzionare il vero gioco di una squadra, formata sì anche da grandi individualità, ma che vive e vince solo se ha il comune obiettivo di realizzare un grande progetto politico.

6. Nel PdL, servirà scegliere, come responsabili ai vari livelli, dei politici che non dovranno essere sempre e necessariamente dei Feudatari, degli uomini o donne in affari che vengono una prima volta unti dall’alto, ma non sono poi sottoposti a verifiche democratiche successive. Si rischia che accada quanto è già successo nella lontana fase di decadenza della DC e nella più recente storia del PD: vedere persone che hanno solo acquisito l’abilità a perpetuare sé stessi, grazie alla gestione del potere, con una consumata capacità a “controllare” gli apparati dei portatori di voti, quasi come un patrimonio personale. Nel PdL, servirà decidere che non è più pensabile che la “classe generale” del Paese (per dirla con Benedetto Croce) sia scelta solo da una ristretta oligarchia e che gli eletti non abbiano nessun rapporto (salvo poche eccezioni) con l’elettorato.

7.Nel PdL, servirà impedire la pluralità di incarichi ai politici e ai loro amici o collaboratori: un’abitudine inveterata a tutti i livelli, più marcata nei Comuni; in questo modo si emarginano persone di qualità della società civile, mentre serve allargare la partecipazione a queste persone alle quali si dovrebbe chiedere solo di esercitare le loro tecnicità con responsabilità, essere persone leali con le istituzioni, ma non semplici esecutori fedeli dei loro proponenti.

8.Nel PdL, serviranno numerosi Leader, delle persone vere, con spessore culturale, originari per formazione politica dalle diverse aree componenti il PdL. Leader che sappiano guidare le persone e i gruppi verso lo svolgimento motivato ed entusiasta di attività che servono al raggiungimento degli obiettivi condivisi per aumentare il bene comune del popolo.

9.Nel PdL, servirà ricordare ai Cattolici impegnati in politica, dell’attuale e della nuova classe dirigente, il richiamo al Magistero della Chiesa e di Benedetto XVI che chiede di avere comportamenti coerenti con i Valori della Fede cristiana a cui dichiarano di aderire, di essere laici nella ricerca delle soluzioni possibili, ma di non farsi promotori di iniziative laiciste su temi etici che sono contro i principi in cui dicono di credere e di non approvarli, ma semmai di rimanere in minoranza: noi lo faremo. Inoltre, quando saranno in gioco “i principi non negoziabili”, daremo il nostro impegno per cercare l’unità, insieme agli altri Cattolici che aderiscono al PdL e a quelli che operano in altre formazioni politiche.

10.Nel PdL, servirà ricordare e riproporre ai militanti e simpatizzanti, il contributo delle grandi figure spirituali del secolo XX, cristiane e laiche che hanno combattuto il totalitarismo fascista, nazista, comunista, tutte le figure che hanno scelto la Libertà e che lo hanno fatto creando una cultura, dandosi delle motivazioni abbastanza forti per resistere all’universo dei lager e dei gulag e contro la soppressione di ogni pensiero creativo da parte del pensiero unico. Come Cattolici, non adulti, pensiamo che bisognerebbe ricordare Don Sturzo e Alcide De Gasperi che non hanno lavorato e combattuto per fare un sindacato dei valori cattolici, bensì per costruire o ri-costruire uno Stato fondato sulla Libertà, attraverso responsabili azioni di Governo, illuminate e “possibili”.

LA POLITICA DEI CATTOLICI ARCHITRAVE DEL PDL

I Popolari Liberali per valori, cultura e metodologia politica non assolutizzano lo strumento – partito, che considerano sempre e comunque un mezzo e non un fine. Sono altresì consapevoli che la storia politica legata alla presenza dei laici, impegnati nella città dell’uomo italiana, è molto lunga e lega le sofferte vicende del nostro Risorgimento alla Repubblica, a uomini e donne che hanno testimoniato con idee ed azioni la loro progettualità indirizzata al bene comune. La tradizione sturziana prima, degasperiana poi, cementata dall’incisiva e lungimirante presenza della DC, non sono capitoli da consegnare ai libri di storia, ma rubriche addirittura da sviluppare, attualizzare e proiettare sulla scena politica del terzo millennio.

E’ per questo che i Popolari Liberali si impegnano a portare questo grande patrimonio di idee ed azioni nel PDL, affinché la ricchezza plurale delle tradizioni presenti nel nuovo partito veda rafforzarsi anziché disperdersi la cultura cristiano – democratica e popolare europea. Alla luce del sole sarà questo il nostro disegno nel PDL, nel rispetto della storia che abbiamo alle spalle e del futuro che (proprio ora che i venti della crisi fanno traballare i modelli del liberismo dissennato, dopo aver spazzato via i fossili del collettivismo), non può fare a meno del cuore, dell’intelligenza e dell’anima di una politica dei Cattolici.

Con amicizia,

I Delegati Popolari Liberali di Carlo Giovanardi al Congresso Costituente del PdL